PROGETTI NON ONCOLOGICI

INFERTILITA’ MASCHILE

Il gruppo di ricerca Male Sexual Health and Infertility si occupa a tutto tondo di salute maschile, in particolare della stretta relazione che esiste tra stato di salute generale, fertilità e presenza di disturbi della sfera sessuale. L’infertilità maschile rappresenta un problema di crescente importanza sociale ed epidemiologica: si stima che circa il 7% degli uomini siano infertili; inoltre, in più della metà dei casi non è possibile identificare la causa di tale condizione. Questo rende purtroppo impossibile l’applicazione di terapie efficaci.

La raccolta dei dati clinico-laboratoristici e dei campioni biologici dei pazienti infertili è il punto di partenza di ogni progetto di ricerca condotto presso URI. Attualmente, il database elettronico istituzionale relativo all’infertilità maschile conta più di 3000 pazienti infertili inseriti e registrati nel corso degli ultimi 20 anni di attività. Dal punto di vista pratico, sono attive numerose linee di ricerca traslazionale dedicate a meglio identificare i fattori chiave delle alterazioni dell’equilibrio ormonale, del profilo vitaminico e della composizione biochimica sia del testicolo che della flora batterica presente nel testicolo negli uomini infertili. Tali linee di ricerca si sviluppano utilizzando le più recenti e sofisticate tecniche di biologia cellulare e molecolare, a pari dei più avanzati metodi di indagine non-invasivi. Lo scopo ultimo dell’intera linea di ricerca è di identificare quelle strategie terapeutiche che permettano un adeguato ripristino della corretta spermatogenesi e il coronamento della ricerca di genitorialità. In ultima istanza, l’obiettivo ultimo di tutte le linee di ricerca è di migliorare e preservare lo stato di salute degli uomini che si rivolgono alla nostra attenzione.

 

Progetti di ricerca

Nello specifico, l’attività di ricerca si articola in modo traslazionale partendo dai risultati raccolti in laboratorio e arrivando fino al paziente che vediamo quotidianamente in ambulatorio. Particolare interesse è rivolto allo studio del microbioma testicolare, ovvero della flora batterica residente a livello dei testicoli. Partendo dai risultati già ottenuti dal nostro gruppo che dimostrano una popolazione specifica a livello della flora residente nei soggetti con assenza di spermatozoi a livello testicolare, stiamo valutando come tale elemento influisca nell’insorgenza e manifestazione dell’infertilità stessa e se sia responsabile di alterazioni specifiche a livello del funzionamento dei testicoli.

Altro tema, fortemente legato all’attualità e alla salute declinata al maschile, è come mai le manifestazioni severe da COVID-19 colpiscano in modo più frequente e in modo più marcato la popolazione maschile. L’ipotesi di lavoro è che gli ormoni sessuali maschili, ovvero gli androgeni, contribuiscano a creare una condizione sistemica che favorisca le manifestazioni più aggressive da COVID-19. Parimenti, la stessa infezione da coronavirus potrebbe determinare un calo della salute maschile e riproduttiva come effetto collaterale ai ben più noti effetti. La raccolta di dati sia clinici che biologici nei pazienti ospedalizzati presso il nostro Istituto in questi mesi permetterà di condurre le analisi necessarie per la verifica di queste ipotesi (studio PROTEGGIMI).

Infine, una parte fondamentale della nostra attività passa dalla raccolta di dati clinici e di materiale biologico di maschi con provata fertilità (progetto URIMALES). Il confronto tra uomini fertili e infertili risulta fondamentale a vari livelli. In prima istanza, per analizzare le differenze biologiche, molecolari e genetiche tra questi due gruppi che potrebbero emergere come determinanti nel determinare o meno lo status di fertilità. Inoltre, l’analisi clinica di questi due gruppi ci ha permesso e ci permetterà di affinare gli strumenti a nostra disposizione per migliorare diagnosi e trattamento dei maschi infertili, oltre che a prevenire le conseguenze a lungo termine sullo stato di salute generale cui l’infertilità stessa è stata associata.

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CALCOLOSI URINARIA

La calcolosi urinaria rappresenta uno dei motivi più frequenti per cui i pazienti si rivolgono allo specialista urologo in cerca di assistenza medica. Circa il 10-15% della popolazione al di sopra dei 40 anni soffre o ha sofferto di tale problematica almeno una volta nella vita. Inoltre, dopo il primo episodio di calcolosi, il paziente ha in media una probabilità del 50% di avere una recidiva nel corso degli anni. E’ pertanto fondamentale non solo fermarsi al trattamento chirurgico stesso della calcolosi: è necessario seguire il paziente nel tempo e andare a identificare le anomalie metaboliche sottostanti in modo tale da ridurre il più possibile il rischio di recidiva.

L’attività clinica del team calcolosi prevede la raccolta diretta da ed estensiva di dati clinici, laboratoristici e di materiale biologico dei pazienti affetti da calcolosi. Tali dati vengono conservati nel database istituzionale della calcolosi e nella biobanca attiva presso il nostro Centro, grazie al quale siamo in grado di valutare non solo l’efficacia dei trattamenti effettuati, ma anche la loro qualità, il tasso di complicanze e la percentuale di pazienti che vanno incontro a recidiva.

Le linee di ricerca attive nell’ambito della calcolosi urinaria sono rivolte allo sviluppo e al miglioramento di nuove tecnologie chirurgiche, nel miglioramento dei protocolli di follow-up dei pazienti e nell’identificazione di fattori di rischio predisponenti al verificarsi di eventuali recidive.

 

Progetti di ricerca

Il trattamento endoscopico della calcolosi (uretero-renoscopia flessibile retrograda) si avvale di strumenti ad alto tasso tecnologico. Si tratta si endoscopi dal calibro massimo di 2-3 mm che permettono di raggiungere qualsiasi calcolo all’interno delle vie escretrici. Tali strumenti hanno visto una rapida crescita sia del livello di miniaturizzazione che della tecnologia sottostante. La stessa evoluzione tecnologica ha registrato un considerevole miglioramento della fonte di energia utilizzata per la frammentazione dei calcoli, ovvero il laser. A tal proposito, è stato recentemente approvato il Thulium Fiber Laser per il trattamento della calcolosi. Il nostro Istituto è stato selezionato come Centro di riferimento europeo per il test clinico e lo sviluppo di tale laser. Siamo attualmente attivi con un protocollo di raccolta dati prospettico sull’efficacia e sugli effetti collaterali del trattamento con Thulium fiber laser. I dati preliminari suggeriscono come tale laser, rispetto alla metodica classica, riesca a trattare calcoli delle stesse dimensioni in circa la metà del tempo con notevoli vantaggi per il paziente in termini di ridotto tempo operatorio, minore durata dell’anestesia e minori effetti collaterali legata alla procedura.

Relativamente al follow-up dei pazienti, circa il 20% dei pazienti sottoposto a trattamento endoscopico della calcolosi presenta nel periodo post-operatorio alcuni frammenti litiasici residui. Non è ancora chiaro quale sia il destino di tali frammenti, e se questi pazienti necessitino una procedura chirurgica aggiuntiva per andare a rimuovere i frammenti per evitare possibili eventi avversi legati alla presenza degli stessi. Attualmente, siamo il centro di riferimento per uno studio internazionale che prevede la raccolta dati e il follow-up dei pazienti con calcolosi residua post operatoria in modo tale da andare a identificare quali pazienti possano essere sorvegliati attivamente, evitando di andare a effettuare interventi chirurgici non necessari in pazienti che non svilupperanno mai delle complicanze legate ai frammenti residui.

La prevenzione delle recidive degli episodi di calcolosi urinaria è fondamentale nella gestione dei nostri pazienti. Attualmente vi è una mancanza di marker efficaci che prevedano tale evenienza. La raccolta di campioni biologici di pazienti affetti da calcolosi è attualmente indirizzata alla ricerca di possibili marker che che ci permettano di predire accuratamente quale sia il rischio di ogni singolo paziente di andare incontro a episodi di recidiva.