TUMORE DELLA VESCICA

PROGETTI IN CORSO


1 – RIASSUNTO DEI NOSTRI STUDI E OBIETTIVI SUI TUMORI DELLA VESCICA

Migliorare l’outcome dei pazienti con carcinoma vescicale muscolo-infiltrante attraverso la ricerca clinica accademica

Il Dipartimento di Urologia del San Raffaele è stato il primo al mondo ad introdurre la possibilità di trattare con inibitori del checkpoint immunitario, anziché con la chemioterapia, i pazienti con carcinoma uroteliale muscolo-infiltrante.

I risultati, pubblicati originalmente nel 2018 sulla prestigiosa rivista “Journal of Clinical Oncology” relativamente allo studio pilota PURE-01 con pembrolizumab, sono stati poi seguiti da altre pubblicazioni che hanno affrontato diversi aspetti di ricerca traslazionale derivati da questo studio. Tra questi citiamo l’uso della risonanza magnetica multiparametrica per studiare il carcinoma vescicare e valutarne la risposta al trattamento, la sicurezza chirurgica della somministrazione pre-operatoria di pembrolizumab e, soprattutto, l’identificazione dei biomarcatori di risposta all’immunoterapia.

Quest’ultimo aspetto rappresenta il tema centrale di una continua collaborazione  con partner accademici (Northwestern University di Chicago, Netherlands Cancer Institute di Amsterdam, Dana Farber Cancer Center di Boston) e industriali (Decipher Biosciences Inc., Foundation Medicine Inc., Celsius Therapeutics).

La ricerca clinica corrente, che vede il San Raffaele come promotore, è però già proiettata allo studio di ulteriori nuove possibilità terapeutiche in studi di fase 2 in setting perioperatorio. Tra gli studi di prossima apertura (prima metà del 2021) in San Raffaele citiamo il SURE-01 (sacituzumab govitecan pre-cistectomia), il SURE-02 (sacituzumab govitecan in associazione con pembrolizumab come trattamento pre- e post-cistectomia), e il NURE-Combo (nivolumab in combinazione con nab-paclitaxel in setting pre- e post-operatorio).

Diagnosi precoce e trattamento del tumore della vescica

L’Unità di Ricerca “Microambiente Extracellulare” guidata dal Dr. Massimo Alfano sta lavorando a strategie per la diagnosi precoce e il trattamento del tumore della vescica. In particolare, grazie ad un grant Horizon 2020 (https://www.edit-h2020.eu/) che vede il San Raffaele come centro coordinatore, l’Unità sta lavorando all’ottimizzazione di una nuova strategia per la teranostica (i.e.., diagnosi e trattamento condotti in contemporanea) di tumori della vescica di piccole dimensioni, attualmente non individuabili con le metodiche di imaging a disposizione. Lo sviluppo di nanoparticelle d’oro ingegnerizzate per legarsi in maniera specifica alle lesioni maligne della vescica permetterà una precoce diagnosi tramite l’uso dell’imaging fotoacustico e, tramite l’eccitazione con un raggio laser, alla diretta termoablazione delle lesioni stesse. 

Inoltre, il Dr. Alfano è anche Principal Investigator all’interno del progetto europeo Phys2BioMed (https://www.phys2biomed.eu/index.php). Il ruolo dell’Unità è quello di caratterizzare le modificazioni biomeccaniche dell’urotelio associate con lo sviluppo e la progressione del tumore vescicale. 

Caratterizzazione di cellule tumorali circolanti (CTCs) in pazienti con tumore della vescica

Grazie ad una partnership con Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite S.r.l., l’Unità sta sviluppando una nuova metodica per l’isolamento e la caratterizzazione delle cellule tumorali circolanti (CTCs) in pazienti con tumore della vescica. L’implementazione di una tale forma di biopsia liquida potrà in futuro permettere un migliore follow-up ed una più precisa stratificazione dei pazienti sulla base del rischio effettivo di progressione e recidiva. 

Studio del microbioma in pazienti con tumore della vescica

L’Unità ha anche un forte interesse per lo studio del microbioma batterico associato con lo sviluppo ed il trattamento dei pazienti con tumore della vescica. Dopo aver dimostrato che il microbioma urinario è differente nei pazienti con tumore della vescica rispetto a soggetti sani, l’Unità si sta ora concentrando nello studio di modificazioni di tali microambienti durante il trattamento del tumore della vescica con protocolli standard e sperimentali. 


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2 – RIASSUNTO DEI NOSTRI STUDI E OBIETTIVI SUI TUMORI DEL TESTICOLO

Migliorare la formazione e l’educazione sui tumori del testicolo a livello mondiale

Le neoplasie germinali del testicolo rappresentano una malattia rara ma di elevato impatto sociale, rappresentando i tumori più frequenti nella fascia di età compresa tra i 25 e i 35 anni.

E’ per questo motivo che abbiamo ritenuto di dover investire in un contributo significativo della ricerca in questa patologia.

Nell’estate di quest’anno, il Prof. Andrea Necchi e il Prof. Philippe Spiess del Moffitt Cancer Center di Tampa, Florida, hanno creato la Global Society of Rare Genitourinary Tumors (GSRGT; www.gsrgt.com), un gruppo di opinion leaders internazionali dedicato alla ricerca, educazione e informazione sulle neoplasie genitourinarie rare, incluse le neoplasie germinali. Il gruppo, che conta già più di 300 iscritti, coinvolge in modo particolare i colleghi di Paesi “orfani” in ambito di ricerca come il Sud America, l’Africa, l’India e il sud est asiatico.

Il primo “Global Summit” del gruppo si svolgerà su piattaforma virtuale l’11 e 12 dicembre 2020 e sarà dedicato alle neoplasie testicolari e del pene.

Studiare l’ereditarietà e la biologia dei tumori del testicolo

Sempre sulle neoplasie germinali, in URI il Prof. Salonia e i suoi collaboratori hanno promosso uno studio biologico su una popolazione peculiare di tumori del testicolo, rappresentata dai casi di neoplasie bilaterale o familiare.

Lo studio, in fase di allestimento e che prevede di partire ad inizio 2021, prevederà di caratterizzare il profilo molecolare, genetico ed il microambiente di queste neoplasie, al fine di identificare i possibili meccanismi che regolano la genesi delle neoplasie germinali e che potenzialmente ne regolano l’ereditarietà.

Migliorare il percorso di cura con il supporto psicologico

Nei pazienti con diagnosi di tumore del testicolo al I stadio la scelta del trattamento ottimale è basata su molti fattori, legati al vissuto della malattia e all’impatto di quest’ultima sugli aspetti emotivi del giovane. Per questo motivo, con la dott.ssa Martina Sironi, saremo impegnati nella promozione di dedicati percorsi di assistenza psicologia di questi pazienti che permetterà di promuovere ricerca clinica e migliorare la condivisione medico-paziente del percorso di cura.